lunedì 5 novembre 2012

El amigo alemán

Ho immagini vivide negli occhi.
Nella testa.
Restano. Forti. Più tridimensionali che con qualsiasi paio di occhiali.
Primi piani scolpiti nella memoria.
Case vuote.
Fornelli.
Risa, sguardi, complicità, rumore, gente che mangia, gente che complotta, momenti distanti.
Gente che viene, ma soprattutto gente che se ne va, quanto fa male.
Un aeroporto degli anni cinquanta. Quello della mia città.
Un corpo di donna, perfetto e morbido, grande quanto una parete.
E mate, mate ovunque, una pipetta per berlo che non conoscevo.
Una guerra, due guerre forse, o forse di più.
Le madri di piazza di maggio, la speranza.
Gli amori che sì, gli amori che no, gli amori che magari, quelli soprattutto.
Discriminazione, razzismo, nazismo, dittatura, voglia di ribellarsi alle radici che si passa il tempo a rinnegare.
Amore rivolta e guerra, tra Buenos Aires e Francoforte, tra Colonia e la Patagonia.
"Vieni con me." "Resta qui."
Sarà anche questo solo un breve incontro nel marasma della vita?

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